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Il fico d'india


Curiosità N°5: IL FICO D’INDIA
Non il pomodoro e nemmeno la patata o il mais fu il primo vegetale introdotto in Europa dal Nuovo Mondo. Fu invece probabilmente un’irsuta e spinosa pianta d’aspetto alieno e sconvolgente: il Fico d’India. La pianta, divenuta nel tempo parte essenziale del paesaggio in molte parti d’Italia e di cui esistono coltivazioni DOP sull’Etna in Sicilia, non c’entra quindi nulla con la moderna India ed è invece originaria del Messico.
Ampiamente diffuso nei Caraibi sembra che il Fico d’India sia arrivato a Lisbona proprio nel primo viaggio di ritorno dall’America, nel 1493. Con l’ingresso di vegetali dal nuovo mondo cominciava quello che è definito Scambio Colombiano, fenomeno che comportò molteplici conseguenze sugli equilibri ambientali e per lo sviluppo umano. Si era superata una barriera che sembrava invalicabile e che esisteva da milioni di anni. Fu forse la prima volta che si sperimentò la portata dell’impatto che poteva avere l’uomo sugli equilibri del pianeta. Non sorprende quindi che gli storici abbiano scelto la data della scoperta dell’America come l’inizio di una nuova era. Curioso che segno ancora tangibile di questo epocale cambiamento sia quella pianta così umile, semplice e un po’ sottovalutata che è il Fico d’India.
Ovviamente fu chiamato così perché Colombo pensava di essere approdato in India. Per lo stesso motivo i Caraibi, e per estensione le Americhe, presero il nome di Indie Occidentali (vedi Curiosità n° 3) e i suoi abitanti furono chiamati Indios (nel centro-sud) e Indiani Americani (nel nord).
Perché scelsero quella pianta? Certamente i navigatori saranno stati colpiti dalla sua forma bizzarra che non aveva eguali in Europa. Forse fu per i frutti e per le sue proprietà mediche che erano del tutte sconosciute. A tal proposito non si deve dimenticare che i nativi usavano ogni parte della pianta e soprattutto quelle strane “foglie” che foglie non sono. In Nahuatl, la loro lingua franca, chiamavano nohpalli quella pianta. Da quella parola proviene forse l’unica parola italiana derivata dall’Azteco, "pala" per indicare la “foglia” del Fico d’India.
Non si deve comunque dimenticare che nelle Indie non si voleva andare solo in cerca di oro e stravaganze ma soprattutto per portare indietro spezie e merci pregiate. Tra queste un posto particolare avevano i coloranti, come ad esempio l’indaco (vedi Curiosità n°2). Non è quindi forse un caso la scelta di tornare in Europa proprio con il Fico d’India, visto che nel volgere di pochi anni la coltivazione dello strano cactus avrebbe rivoluzionato il settore dei coloranti rossi. A dirla tutta non era, quindi, probabilmente solo la pianta in sé a destare interesse negli esploratori europei ma anche i suoi parassiti: le cocciniglie.
Si tratta di insetti appartenenti alla famiglia della coccoidea, che si sono poi ampiamente diffuse in Europa e attualmente attaccano anche molte delle nostre piante ornamentali.
Interessavano perché i nativi usavano alcuni di quei parassiti per ottenere un colorante, il carminio o cocciniglia, e riuscivano a tingere in rosso i tessuti molto meglio di come si riuscisse a fare in Europa. Parleremo di questo straordinario colorante nella prossima curiosità!

[nell'immagine: Nativo americano che raccoglie la cocciniglia con una coda di cervo. Autore: José Antonio de Alzate y Ramírez (1777). Fonte: wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/Agriculture_in_Mexico#/media/File:Indian_collecting_cochineal.jpg]