STORIA
Figlia di due venti
maestrale sardo, ponentino romano
porto negli occhi il blu profondo
che dal Campidano corre fino al Tevere
e sulle ciglia posa il sale del Tirreno.
Isolana dentro, acerba d’abbracci:
tra scogli di silenzio mi rifugio
e lì filavo numeri quasi contabile,
pentita a metà schiava di cifre
che reclamano logica mentre inseguo poesia.
Eppure l’ago gira:
cotone e fantasia intreccio in nodi di mare,
top e bikini che scivolano dritti
nell’orbita timida di un negozietto online,
con l’etichetta del mio sorriso cucita a poppa.
Fu a Roma, tra cupole e sampietrini,
che un cuore di pietra lavica—siciliano—
mi tese la mano:
«vieni, che l’Etna sa proteggere
chi non teme il fuoco dell’isola».
Così, dopo mille traghetti d’esitazione,
mi sono fatta vela e bussola:
ho lasciato le luci del Colosseo
per le notti di Ionio e zagara,
e nel sale di Aci ho trovato dimora.
Oggi sono roccia e onda,
solitudine felice e compagnia di sole,
la contabilità che nutre il giorno,
l’uncinetto che addolcisce il crepuscolo,
e l’amore a sud, come faro
che mi dice dove restare,
e dove, ancora, sognare di navigare.
“Melior de cinere surgo”